Sant Andrea di Conza. 26 gennaio
2016.. Un nostro grande
compaesano, Avv. Michele
Scolamiero
La Corte europea dei diritti
dell'uomo dà ragione ai pazienti
italiani contaminati da virus come l'Hiv
e l'epatite tramite trasfusioni di
sangue avvenute nel corso di trattamenti
medici. In una sentenza emessa
14-1-2016,
i giudici di Strasburgo condannano lo
Stato italiano a risarcire i cittadini
che si erano rivolti alla Corte
Edu, nati fra il 1921 e il 1993.
I ricorrenti - riporta una nota della
Corte - hanno diritto a un risarcimento
dato che è stato provato il collegamento
causa-effetto fra la trasfusione di
sangue e la loro infezione, ma i
ricorrenti lamentano la lunghezza dei
procedimenti per il risarcimento o le
conciliazioni amichevoli e che non è
stato posto effettivo rimedio ai loro
casi.
Sono circa 350 i cittadini infettati da
trasfusioni che saranno risarciti
"con una cifra totale molto alta, che
stiamo calcolando con precisione proprio
in questo momento - spiega all'Adnkronos
Salute l'avvocato Santandreano,
Michele Scolamiero, che con
Sergio Guadagni segue da anni il caso -
ma ciò che emerge è anche che per ognuno
sono previsti 25.000 euro per risarcire
il ritardo nell'adempimento"
dell'Italia. Oltre 8 milioni di euro
solo per questo aspetto.
"E' una sentenza molto importante,
storica direi - rileva Scolamiero
- che crea uno spartiacque rispetto a
tutta una serie di sentenze e attività
avvenute in passato in Italia. Dal 2007
portiamo avanti questa causa e avevamo
già raggiunto dei successi. Poi il
governo Monti ha eliminato ogni
beneficio ottenuto. E' arrivata
successivamente con il Governo Renzi la
legge 114/2014, in cui all'articolo 27
bis lo Stato italiano ha prodotto un
'rimedio legislativo' senza il quale
sarebbe stato sanzionato a pieno dalla
Corte Edu". Se sotto questo aspetto
dunque l'Italia si è 'salvata' avendo
emanato una normativa ad hoc, "per
quanto riguarda il ritardo
nell'adempimento, i giudici di
Strasburgo hanno invece sanzionato, in
media di 25.000 euro per paziente".
Della Convenzione europea per la
salvaguardia dei diritti dell'uomo e
delle libertà fondamentali sono stati
invocati l'articolo 2 (diritto alla
vita) sotto l'aspetto procedurale,
l'articolo 6 comma 1 (diritto a un equo
processo), l'articolo 13 (diritto a un
risarcimento effettivo) e l'articolo 1
del protocollo 1 (protezione della
proprietà).
"E' una condanna vera e propria sui
tempi lumaca dello Stato italiano
- sottolinea
Andrea Spinetti, portavoce del Comitato
vittime sangue infetto - Questa
sentenza della Corte europea dei diritti
dell'uomo si aggiunge ad altre, anche se
qui si parla di centinaia di persone che
sono un numero enorme. La Corte ha
rimarcato l'inqualificabile mancanza e
il ritardo sui risarcimenti. Ora -
conclude Spinetti - speriamo che si
accelerino i tempi per risolvere le
tante situazioni che attendono una
risposta".
Sul caso arriva anche
la precisazione del ministero della
Salute. "La Corte europea dei
diritti dell'uomo - puntualizza il
dicastero - pur avendo riconosciuto per
tutti quei casi risalenti agli anni '90
la violazione delle disposizioni della
Convenzione europea dei diritti
dell'uomo relativamente al diritto ad un
equo processo e ad un ricorso effettivo,
ha affermato che la procedura di cui
all'art. 27-bis del decreto-legge n.
90/2014 - la cui introduzione è stata
fortemente voluta dal ministro Lorenzin
- che riconosce ai soggetti danneggiati,
a titolo di equa riparazione, una somma
di denaro determinata nella misura di
euro 100.000, costituisce un rimedio
interno, del tutto compatibile con le
previsioni della Convenzione e in grado
di assicurare un adeguato ristoro ai
soggetti danneggiati".
|