Sant'Andrea Di Conza. 19 Agosto 2017.
Grande tatro ieri sera,
Ritornano con un testo
teatrale spumeggiante e
leggero con gag e
momenti di sincera
ilaritā grazie a
personaggi che “buttano
dentro” la trama il
pubblico stregato dalla
bravura di un cast
coordinato e coeso, la
coppia
Jannuzzo-Caprioglio con
la commedia “Alla faccia
vostra” di Pierre
Chesnot, andata in scena
ieri sera
nell’incantevole “TEATRO
EPISCOPIO”. Una storia
di equivoci del “morto
che resuscita” e “muore
una seconda volta” che
vede tra i protagonisti
l’eclettico Gianfranco
Jannuzzo e la seducente
Debora Caprioglio
impegnati a tenere in
piedi uno spettacolo nel
quale dimostrano di
esser convincenti in
ruoli ludici come
drammatici. Nella parte
di “faccendiere” un po’
sprovveduto che cade in
disgrazia ma con uno
stratagemma riesce a
ricevere il salvagente
di 2 milioni di euro dal
finto finanziere che
cerca di sedurre la
moglie dello pseudo
morto, Gianfranco mostra
per quasi due ore di
spettacolo, la perfetta
sintonia con l’amica
Debora ormai rodata da
tanti anni di
collaborazione
professionale. La
Caprioglio č convincente
nella parte di oca dalla
furbizia contadina che
grazie a curve e finta
ingenuitā di povera
vedova cattura gli
applausi del pubblico.
L’attrice ben si cala
nel ruolo e dimostra una
crescita professionale
che non passa in secondo
piano. Insieme,
Gianfranco e Debora
conducono gli spettatori
in un ambiente dove i
continui colpi di scena,
gli intrighi, i
sotterfugi, gli
equivoci, l’ipocrisia
per l’accaparramento
dell’ereditā dello
scrittore defunto,
mettono in evidenza la
meschinitā e la pochezza
dell’animo umano. Ma,
invece di indignarsi per
queste bassezze
esistenti nella vita
dell’uomo, lo spettatore
viene catturato in
maniera positiva dalla
spinta di comicitā
proposta
dall’interpretazione dei
vari personaggi che si
avvicendano con entrate
ed uscite a ripetizione,
dalle quinte al
palcoscenico.
“Un evento tragico darā
inizio al balletto di
ipocrisia, aviditā e
cinismo dei
parenti-serpenti del
defunto – ci racconta
Jannuzzo prima di salire
sul palco – La commedia
mostra come un’ereditā
contesa, pretesa ed
accaparrata possa essere
mezzo della giustizia
divina. I congiunti
infatti, non saranno
annientati ma i loro
comportamenti non
resteranno impuniti.
Insomma, č una commedia
corale, č il gioco
scenico che crea il
divertimento”.
Sul palco, tutta la
troupe di attori č ben
coordinata grazie anche
alla regia di Patrik
Rossi Gastaldi che
sceglie di proporre
l’ambientamento della
commedia e dei suoi
personaggi nell’Italia
dei giorni nostri con
una scenografia semplice
e signorile nel salotto
di casa Bosco: un
divano, uno scrittoio,
due porte, una libreria
e il carrello dei
liquori. Promossi a
pieni voti, Debora e
Gianfranco insieme a
tutto il cast dove tra
gli altri spicca
l’attore di Belvedere
Marittimo Antonio
Fulfaro particolarmente
raffinato nel suo ruolo
di becchino un po’ sui
generis, sono stati
capaci di scrivere
un’altra bella pagina
nella storia dello
spettacolo italiano ad
alto livello. E poi, la
morale amara, quella del
rapporto tra l’uomo e il
denaro, raccontata da
Jannuzzo in un monologo
ben inserito sul finale
che incassa l’accorato
applauso di un pubblico
letteralmente travolto
dalla storia.
“Come mai quel piccolo
Lucetto č diventato un
uomo che specula sulla
morte di un vecchio,
porco quanto ti pare, ma
sempre un vecchio. Qual
č la causa di questo
naufragio? Non le donne,
non la gloria, non
l’ambizione ma il
danaro, il padrone, il
Dio. Lui detta la sua
legge e noi obbediamo.
Sta dappertutto, dentro
tutte le cose il danaro
e ci fa stare a quattro
zampe, vedere gli zeri
di tutti i colori che
passano come stelle
cadenti, ci obbliga a
fare un sorrisino ai
potenti quando invece
avremmo voglia di
strangolarli. Ci rende
arroganti quando ne
abbiamo tanto e
vigliacchi se ne abbiamo
poco, fa montare le
barricate di quelli che
ne hanno troppo contro
quelli che ne hanno
poco. Il danaro l’unitā
di misura assoluta che
ci fa barattare affetti,
cancellare amicizie, ci
fa tentare la fortuna,
non ci fa vedere quella
che giā ci appartiene.
Il danaro che ci fa
sganasciare dalle
risate, che rende
felici, tristi,
disumani, ecco la bestia
immonda che ha ucciso i
sogni di quel bambino.
Questo danaro, io lo
odio”.