Scoperto nel territorio di Conza il sito dell’accampamento punico di Annibale.
Mentre stavo scrivendo questo articolo, mi èra appena arrivata una e-mail dall’Università di Salerno che confermava quello che sto per raccontarvi.
Annibale
Livio, parlando Di Annibale, dice, che dopo la vittoria sui romani nella battaglia di Canne, (2 agosto 216 a.C.) si avviò verso Compsa, chiamato da Stazio Trebio
, un aristocratico anti romano, che gli consegnò la città. La città, quindi, fu consegnata ad Annibale senza spargimento di sangue, che si arrese ai Cartaginesi, accettandone il presidio. Annibale, quindi, dopo avere preso in mano la città si diresse verso Neapolis per chiudere definitivamente i conti con Roma, lasciando il potere nelle mani del fratello Magone che con i servizi logistici, e la preda di guerra si accampò fuori le mura della città . Quale’era questo luogo, che in tanti hanno cercato, ma nessuno è riuscito a trovare, o a dimostrare con prove, e che le fonti di Livio non indicano?Le fonti di Livio non sono attendibili? Come sostiene qualcuno, e che siano racconti di fantasia, e quindi non siano mai accaduti ,mettendo in discussione la storia di Compsa?Livio è credibile!!
Queste domande me le sono poste tante volte, e la risposta, se credere o meno a Livio, mi arrivò, qualche anno fa, da alcuni ritrovamenti archeologici , che mi diedero lo spunto per dare inizio a questa mia avventura , ovvero la caccia ad Annibale , che mi è costata tempo ed energie, ma che alla fine credo che ne sia valsa la pena.
Tutto è cominciato qualche tempo fa, in cui mi fu presentata l’occasione di vedere su una foto una moneta romana in bronzo, trovata in località la Fonte a Sant’Andrea di Conza, ed esattamente un semisse
. uelloQqqqQuello che mi colpì molto, fu la particolarità della legenda con il nome del magistrato monetale. Dall’età repubblicana questa figura era il responsabile della zecca . Qui in questo caso aveva lo stesso gentilizio di chi aveva aperto le porte ad Annibale nel 216 a. C.! TREBAN, Immaginate lo stupore e la meraviglia che provai in quel momento, alla quale si unirono quelle, di qualche tempo dopo, e cioè quando ritrovai il nome dello stesso gentilizio su una stele funeraria dedicata a una certa Maximilla Trebiae, ritrovata in località Pianelle, nei pressi di Sant’Andrea. Queste erano le prove, che Livio era credibile: Annibale era stato a Compsa!
Semisse in bronzo con legenda in alto a DX TREBAN
Al lavoro
Subito bisognava trovare un luogo che avesse tutte le caratteristiche che ben si adattassero ad un accampamento, un quartiere generale, o una stazio
.La statio era un luogo delimitato da mura, o staccionate di legno, che si trovavano lungo i tratturi, che servivano per il ricovero di mandrie di animali o persone, per il rifornimento di acqua, viveri, e per dare riparo per la notte. Quindi, lo feci attraverso lo studio di tutte le fonti a mia disposizione come quelle epigrafiche, letterarie, e numismatiche, archeologiche, e morfologiche, che il territorio compsano mi mise a disposizione. Inoltre ebbi anche il supporto universitario, perché subito dopo mi sono iscritto al corso di laurea di Salerno, in beni culturali, indirizzo archeologico.Le caratteristiche del luogo
Il luogo che si prestava a questo tipo di accampamento
, e che doveva dare accoglienza, riparo e assistenza a migliaia di animali e persone, con tutte le loro masserizie, fra cui il tesoro ricavato dai ricchi bottini di guerra, che portavano al seguito, ogni volta che si spostava, doveva essere un luogo già presente, e ben difendibile, altrimenti non avrebbe avuto senso fermarsi. Doveva essere un luogo ben riparato, di difficile accesso, vicino a un corso d’acqua, e a una strada consolare, ben ampia, che agevolasse a una rapida via di fuga nel caso di pericolo, e soprattutto, circoscritto da mura esterne per la difesa e quelle interne per dividere gli animali dall’accampamento militare vero e proprio, e un edificio per il quartiere generale.Gli elementi utili al ritrovamento
Il primo fattore che mi avrebbe indirizzato al ritrovamento, dovevano essere elementi che m’indicassero: 1) la cronologia assoluta del sito; 2) la presenza di una strada consolare; 3) la presenza di antiche mura; 4) un edificio: una fattoria o una villa usata come sede per il quartiere generale cartaginese; 5) una vasta area pianeggiante, con i fianchi ben protetti; 6) un corso d’acqua; 7) una necropoli nelle vicinanze.
La strada consolare
Questa non è stata difficile individuarla, perché, a sud di Conza da anni è conosciuto un sito archeologico della necropoli Conzana, la quale non poteva che essere nelle vicinanze di una strada consolare. Questo mi ha dato modo di stringere il campo e di perlustrare il territorio che gravava intorno alla necropoli. Infatti, individuai una vasta area, che mi lasciava ben presagire al ritrovamento dell’accampamento
. Si aggiunse poi, un altro fattore che mi mise sulla buona strada, ed è stato quello della descrizione di un percorso viario, che trovai su un antico diploma del 12° secolo, che descriveva le vie di accesso della Terra di Sant’Andrea di Conza, e in particolare modo l’ubicazione di un antico tratturo che da Sant’Andrea scendeva a valle, e che attraversava il torrente Arso in un determinato punto.Testimonianze archeologiche
Per ogni sicurezza e togliermi ulteriori dubbi, ampliai le ricerche, e analizzai altre aree adibite a stazio
, che fino allora erano inesplorati: il sito del monte Travaglioso nel comune di Conza, quelli delle contrade Caperrone, Titolo, e Tratturo del Comune di Pescopagano, e quello in località la Fonte, a Sant’Andrea di Conza. Infine, analizzai le miriadi testimonianze archeologiche, che il territorio mi offri in tutta la sua ricchezza, come frammenti di ceramica e di laterizi, stele votive e funerarie della necropoli romana di Consa, i resti di fornaci, monete, vecchi sentieri e antichi tratturi, fattorie rustiche, e ville imperiali, per ultimo, un grande aiuto l’ho ricevuto da Google-earth, che mi mise a nudo il territorio, mostrandomi le mura di un insediamento. Il risultato finale al quale giunsi era che il luogo che ben collimava con il possibile indirizzo, era uno solo e che già nel nome del luogo faceva ben sperare: Piano di Campo, e non solo!.Alcuni reperti trovati lungo il territorio di Piano di Campo
La collina che si erge al centro del pianoro. Vista frontalmente.
Il luogo
Piano di Campo, è sito nel comune di Conza della Campania, ai confini con il territorio del comune di Sant’Andrea di Conza. La prima volta arrivai, percorrendo a piedi una stradina di campagna
, seguendo l’antico tratturo che collegava lo stazio in località la Fonte con Cairano e Campsa. Lungo il sentiero ritrovai, alcuni resti archeologici, molto interessanti: i resti, inediti, dell’antica chiesa medievale di san Marco, e quelli di una fornace per la cottura di laterizi, tratti di strada basolata, una antica gualchiera, e a valle e dopo aver , attraversato , boschi e superato piccoli corsi d’acqua, nelle vicinanze della necropoli romana di Campsa , trovai altri frammenti di ceramica, nei pressi di quella che era l’area dell’antica chiesa di Sant’Antonio all’Arsa. A un certo punto il sentiero s’immetteva su una strada asfaltata, che fiancheggiava il torrente Arso. Dopo averla percorsa per qualche centinaio di metri, essa si divideva in due tronconi, e che entrambi poi si dirigevano verso la strada dell’Ofantina.Presi la strada a DX, e oltrepassando una masseria, riscontrai un’ampia pianura
, Piano di Campo, in contrada Tortorino. Incontrai sul lato sx della strada, un parco fotovoltaico ben delimitato, il quale all’esterno dello stesso il terreno presentava tracce, ben visibili, di cocci di terracotta, inerenti a ceramica da cucina, frammenti di tegole e coppi. E che testimoniavano la presenza di una fattoria, con annessa necropoli, sorta partire dalla fine del III secolo a.C. e andata in uso fino al V secolo d.C. L’ampia quantità di cocci di ceramica che ritrovai su un’ampia area, m’indussero a pensare alla presenza di una fattoria di vaste dimensioni.Poi, proseguii lungo la strada, e dopo avere percorso 400 metri, notai altri affioramenti di frammenti di ceramica, e resti di mura ricoperte di vegetazione, e che gravitavano attorno ad una collinetta
, che sulla cima s’intravedeva una costruzione in abbandono, i quali resti poggiavano su antiche mura di acciottolati. Prima che la strada declinasse, sulla sx, e a qualche metro dal ciglio della strada notai anche qui cocci di ceramica, scarti di tegole, scaglie lapidee, in grande quantità, e che queste ultime indicavano, oltre la presenza di un asse viario, anche quella di tombe alla cappuccina.Mura sulla collina.
Delimitazione del luogo
Attraverso google earth si nota, che Il complesso
, invece, era delimitato da mura perimetrali, ed era raggiungibile sia da nord che da sud, attraverso due strade importanti. Il lato est, era fiancheggiato da un muro che fu smembrato dopo la costruzione della viabile degli anni 60, e i cui resti, adesso, si possono notare lungo i fianchi dell’argine sx del torrente arso, così come nella parte opposta si notano i resti murari, che sono collassati lungo il fianco del vallone Gammaro.Greci
Il pianoro, lungo quasi un chilometro, è delimitato da possenti valloni in cui scorrono torrenti
, l’enorme presenza di alcuni frammenti di argilla, ciottoli di fiume miste a scaglie calcaree, trovate in alcuni punti ben distinti, soprattutto lungo i fianchi della collina che si erge al centro del pianoro, lasciano pensare ad insediamento sorto in periodo arcaico,… forse fondato dagli stessi Greci che fondarono la Colonia di Kampsa , e che venne usato come ergasteria, (zone artigianali) . Le testimonianze romane partono dal III secolo a.C. ed arrivano fino al V secolo d.C., documentate da alcuni scarti di laterizi , che ci forniscono un dato attinente alla presenza di fornaci.Questo m’indusse a pensare che il sito bene si prestasse a ricevere un accampamento, in speciale modo quello di Annibale che ritornava da Canne dopo la vittoria sui Romani. A questo punto non mi resta da dire se questa, per me è vera gloria? La risposta sarà data solo dagli scavi, preceduti da rilevamenti scrupolosi in superficie che la sovraintendenza di Avellino vorrà fare? Visto, che come precedentemente ho detto il primo sito con le tracce di una fattoria romana sorta nel III secolo a.C., per il ministero dei beni culturali non era di interesse storico, tanto è vero che adesso al posto di un parco archeologico, c’è un parco fotovoltaico.
Comunque sia, la presenza o meno di Annibale, non è determinante per dire che il sito non sia di interesse storico. Esso potrebbe darci molte sorprese, la collinetta che si erge al centro dell’area sulla quale ben posizionati si trovano ruderi di un edificio, le mura, il materiale fittile, la presenza di tombe alla cappuccina, potrebbero mettere in luce, non solo tesori materiali, ma anche informativo per studiosi e ricercatori,e per eliminare ogni sorta di dubbio in merito all’indirizzo dell’area in oggetto. Quest’area
, che gravita intorno all’antica colonia greca, di Kampsa, e che potrebbe farne parte in modo attivo, se fosse stata trovata in altri stati avrebbe avuto più occhi di riguardo. Nazioni come l’Irlanda, la Scozia, che hanno investito unicamente sulle bellezze naturali e culturali ne hanno beneficiate con un aumento occupazionale e un benessere sociale ed economico, e di Pil. L’antica città di Conza che si erge maestosa sulla collina, con le sue innumerevoli antiche presenze, è abbandonata a se stessa, i suoi tremila anni di storia non sono serviti ad attirare su di se l’attenzione. Le istituzioni, l’hanno abbandonata e sfregiata, perché sono ancora poco coscienti, o direi incoscienti , che investire nel territorio come il nostro porterebbe ricchezza e benessere. La bellezza della natura incontaminata, le bellezze storiche, e la salvaguardia dei rapporti sociali, sono le uniche vere risorse da sfruttare in un territorio, come il nostro, per uscire dal pantano economico e sociale che da anni affligge queste martoriate terre d’Irpinia, dire il contrario significa che o si è ignoranti o che si sbaglia sapendo di sbagliare.Mentre vi sto scrivendo sono state trovate, altri reperti archeologici, lungo i fianchi del torrente arso, potrebbero essere pertinenti ad una fornace o ad una necropoli. Tutti i dettagli nella prossima ..puntata.
Andrea Ricciardiello
Una coppa e un’anforetta trovata nel primo sito. III secolo a.C. II d.C.
La collina vista da Est, con materiale di scaglie di calcare e acciottolato.
Resti di mura concentrati sulla collina.
Materiale in vetrina all’antiquarium di Sant’Andrea di Conza.
Idem come sopra