sant andrea di conzaSant'Andrea Di Conza
SANT'ANDREA DI CONZA
Sant'Andrea di Conza 2 Febbraio 2020. 

L’Alta Valle dell’Ofanto e Il tesoro dimenticato; in altre parole il degrado di un patrimonio straordinario

Andrea Ricciardiello

Tra 10 mesi esatti, sicuramente, ricorderemo quella tragica sera del 23 novembre di quarant’anni fa, e, per l’ennesima volta, rivivremo attraverso il racconto dei protagonisti, che hanno vissuto quei tragici momenti subito dopo la scossa: i primi soccorritori, i vigili, i volontari, i sopravvissuti e il ricordo di chi non ce la fatta, di quello che è stato o non è stato fatto etc. etc.. Ma qui in questo articolo, oggi, voglio ricordare un gruppo di eroi dimenticati. Sicuramente la loro figura, allora come oggi, è stata sminuita da quelle che, da sempre, si occupavano e si occupano di ricercare e mettere al sicuro i sopravvissuti. Queste persone, invece, avevano il compito di ricercare e mettere al sicuro i beni artistici della nazione, e se il nostro Patrimonio artistico e storico è sopravvissuto alle tante calamità naturali, ed essere oggetto di ricerche, o visitati, ancora oggi, nei musei, nelle pinacoteche, nelle gipsoteche, nelle biblioteche, e negli archivi storici, è solo grazie a loro e che, in alcuni casi, lavorando tra edifici pericolanti, a sprezzo del pericolo, ci hanno rimesso la vita. Come non ricordare quei due tecnici della soprintendenza delle Belle Arti, quando il 26 settembre 1997, mentre, all’interno della basilica di San Francesco ad Assisi, stavano verificando i danni causati dal forte sisma avvenuto nella notte, morirono nel crollo di una parte della volta, colpiti dalle macerie. Anche in irpinia, così come nelle altre zone del cratere, insieme ai soccorritori, e ai tanti volontari, quella gelida mattina del 26 novembre, arrivarono, anche da tutta Italia, i tecnici del Ministero dei beni Culturali, centinaia che, nel giro di due mesi, assolsero, in modo straordinario, il loro compito; verificare e valutare i danni sugli edifici storici, e monumentali, ma soprattutto recuperare e portare al sicuro il nostro immenso tesoro artistico e monumentale. I primi ad arrivare a Sant’Andrea, così come in tutti i centri interessati dal sisma, fu una squadra di architetti, che all’istante, non perdendosi d’animo, attivarono le ricerche che si protrassero fino al 19 gennaio del 1981. Le varie fasi delle ricerche furono poi pubblicate sul bollettino d’arte del 1982. Il primo edificio che fu soggetto alle attenzioni dei tecnici fu la Chiesa di San Domenico, che presentava la copertura e buona parte delle murature perimetrali crollate. Dalla chiesa fu rimosso un dipinto a olio del secolo XVIII raffigurante "San Domenico e Sant’Andrea", 2 anonimi del secolo XIX di cui Gesù pastore, olio su tela e Santa Rita, inoltre sempre dalla chiesa furono recuperate 9 statue in cartapesta del secolo XIX, 3 statue in legno dei secoli XVIII e XIX raffiguranti quest’ultimi, San Benigno nella Bara, San Vito, la Pietà e arredi e paramenti sacri. Gli oggetti furono presi in consegna con verbale n. 105 dal parroco Attilio Mauriello. Meno grave apparvero i danni causati dal terremoto alla chiesa di San Michele e al Seminario che, subito dopo il terremoto, furono rimosse e depositate nella Sala Consiliare del Comune 6 tele sei-settecentesche di A. Miglionico che, in data 13 gennaio 1981, furono trasportate per il restauro presso la Soprintendenza per i Beni Artistici e storici, nei locali del museo di Capodimonte, e da allora nessuno le ha più viste:

"Arcangelo Raffaele e Tobia", olio su tela, cm. 190 x 140, "Gesù bambino presentato come scala tra cielo e terra", olio su tela, cm 190 x 240, "Arcangelo Gabriele e Zaccaria", olio su tela, cm 190 x 240, "l Arcivescovo Caracciolo e l’Angelo Michele", olio su tela cm. 190 X 240, " L’Angelo guida San Pietro liberato dal carcere", olio su tela, cm. 380 x 160, " San Giovanni Evangelista che scrive le sue opere", olio su tela, cm 380 x 160.

Sempre nella vice cattedrale, furono recuperate e affidate in consegna al parroco Attilio Mauriello con verbale n. 105 del 13 gennaio 1981 le seguenti opere:

Anonimi del ’700, "Immacolata tra gli angeli", olio su tela, "San Pietro e San Paolo tra gli angeli", olio su tela: Anonimi dell’800, "Annunciazione", olio su tela, "Dio Padre", olio su tela; Anonimo inizi del ‘900, "Assunta", (da Tiziano), olio su tela; 4 statue in cartapesta: "Madonna con Bambino", "San Giuseppe", "Cuore di Gesù", e San Luigi"; 2 statue in legno del ‘700: "Sant’Emidio" e "San Michele Arcangelo"; crocifisso in legno e cartapesta; portamenti Sacri. Tali oggetti furono conservati nei locali della scuola materna. Nella piccola Chiesa settecentesca dell’Immacolata, quasi adiacente alla Cattedrale, sembrava non avesse subito danni rilevanti, e al momento nella Chiesa non erano presenti, a causa di un restauro, oggetti d’arte. Nella Chiesa del Purgatorio, inagibile, furono recuperati e trasportati nei locali della scuola materna i seguenti oggetti:

"Anonimo secolo XIX, "Madonna del Carmine", statua in cartapesta, "Angeli e bambino", "statue in cartapesta; 8 statue in legno del secolo XIX raffiguranti: "San Vincenzo col puttino", "Sant’Antonio", "San Francesco", "Santa Rosa", "Madonna della Neve", Madonna Bambina", "San Pasquale", " Sant’Anna". Tutti questi oggetti furono consegnati con verbale n.105 del 13 gennaio 1981 al Parroco Attilio Mauriello eccetto una tela del ‘700 raffigurante la "Madonna del Carmine, che fu trasferita per il restauro presso la Soprintendenza per i Beni Artistici Storici. Il complesso fortificato dell’Episcopio, che fu tra gli edifici storici più danneggiato, subì il crollo d’intere murature perimetrali e generali e che, per tale motivo, non fu possibile recuperare, al suo interno, oggetti d’arte, mentre alla fontana settecentesca, le scosse sismiche, provocarono lo smembramento della struttura, con distacco di diversi conci in arenaria locale, rotazione e ribaltamento al suolo di una sua parte. A questi beni bisogna aggiungere i 2500 volumi della biblioteca Costantiniana del Seminario arcivescovile, i 200 pezzi dell’archivio storico comunale, che partivano dal 1831, e risultato indenne e le centinaia di reperti archeologici recuperati negli anni ’90 nel convento francescano e che ora giacciono da allora nella Chiesa di San Michele. Alla fine delle operazioni del censimento e del recupero straordinario dei beni artistici, scattate all’indomani delle plurime scosse, si capì che il lungo lavoro effettuato dai tanti funzionari del Ministero portarono a un vero miracolo, centinaia di migliaia furono i beni recuperati e portati al sicuro. Ma, con il passar degli anni siamo tutti convinti che il danno fatto dal sisma fosse minore rispetto a quello cagionato dalle istituzioni negli anni subito successivi al sisma.

Infatti, a distanza di quasi quarant’anni i beni artistici e monumentali sopra menzionati, non sono ancora fruibili al pubblico, alcuni non sono mai stati aperti, come la Chiesa di San Michele Arcangelo, anche se devo dire che grazie all’interessamento dell’arcivescovo Pasquale Cascio, che aveva ricevuto la segnalazione della Pro Loco locale, a presto e grazie anche al lavoro della Soprintendenza la splendida Con cattedrale seicentesca potrebbe aprire le porte sia ai fedeli che ai visitatori; ma gli altri beni? Mentre ancor più grave sono alcuni beni Culturali, presenti nell’alta valle dell’Ofanto, lasciati in stato di abbandono e degrado di cui alcuni da circa cinquant’anni, come i resti della villa romana di Morra a c. da Sanzano scoperta negli anni’90, l’ inagibile Parco Archeologico di Conza, l’immenso tesoro artistico costituito dai corredi funebri trovati nelle due necropoli e della cittadella arcaica scoperti a Cairano 50 anni fa, la necropoli romana scoperta a valle di Sant’Andrea all’interno dell’area del Campo sperimentale e che da 50 anni aspetta che, ispettori della Soprintendenza, vengano a visionare l’area, ed effettuare attività di scavi ricerca e che nel 2010 fu imposto il vincolo archeologico. Da ciò è emerso, che in passato, ci sia stato il totale disinteresse da parte dei responsabili dei predetti beni sia dal lato del mantenimento, la custodia e la gestione diretta ad un qualsiasi uso sociale di alcuni beni culturali mai avvenuta, e l’incredibile acquiescenza al suo degrado come di un dato normale e fisiologico. Tale atteggiamento protrattasi per cosi lungo tempo e ripetutamente ha palesato alla popolazione caratteri dell’acquiescenza da parte degli enti responsabili delle sorti dei beni sopracitati, diffondendo nella popolazione la convinzione del loro disinteresse e inerzia e della chiara volontà del loro abbandono, e quindi la convinzione della possibilità per chiunque avesse voluto di farne impunemente qualsivoglia tipo di uso, come è successo nel Campo sperimentale, dove, in primis qualcuno si era dimenticato che sull’area insisteva il vincolo archeologico, e che da vari anni, è in corso lo smaltimento, grazie all’interessamento da parte del Comune, e con i fondi della Regione Campania, di lastre di eternit abbandonate anni fa da ignoti. Finisco dicendo che questa mia segnalazione indirizzata ai responsabili del Ministero che, arrivati da poco, si sono trovati, per la mancanza di fondi e personale, di fronte al un immenso patrimonio artistico e paesaggistico difficilmente gestibile. Spero che, in futuro, tutti i beni culturali e paesaggistici continuino ad avere, giuridicamente e in modo equo, la giusta attenzione. L’abbandono impietoso di un monumento, infatti, costituisce un aperto dispregio dell’obbligo giuridico di natura generale di gestione dei beni d’interesse pubblico secondo i criteri del buon padre di famiglia.

Sant’Andrea di Conza 5/02/2020

   
   
     
     
     
     
     
     
   

Home