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Sant'Andrea di Conza 20 Giugno 2020.
Rivive dopo secoli il Ghetto ebraico della
Cittadella
_______________________________________________________________________________________ Andrea Ricciardiello Con l’arrivo dei Normanni e degli Svevi, le fortune
degli Ebrei moltiplicarono: nel racconto di viaggio di Beniamino di
Tudela (1165) nell’Italia meridionale, spiccano qui in questo periodo i
nomi di Ezechia, Salom, Elia, Isaac, e Jonathan. Quest’ultimo, è
menzionato come Conte di Conza sul documento del 1161, che dona la
Chiesa di Sant’Andrea e il territorio circostante alla Chiesa di Santa
Maria dell’Episcopato di Conza. Il duecento fu, più in generale,
testimone dell’aumento di nuclei ebraici locali, nonché la presenza di
ricchi commercianti, tintori, molinari e banchieri. Settori questi, in
special modo l’usura, che fino alla metà del ‘200 era un
loro esclusivo monopolio, visto che ai cristiani era
vietato fare prestiti. A tal proposito, Ruggiero di Balvano, Conte di
Conza e Sant’Angelo dei Lombardi, infatti, su una pergamena nr. 1065
dell’Archivio di Montevergine, nel dicemre 1199 effettuò un prestito al
monastero di Montevergine per finanziare una crociata. Con l’affermarsi
degli Angioini nel 1294, nel Regno, numerosi Ebrei si convertirono al
cristianesimo in cambio di esenzioni fiscali. Dal 1276, però
incominciarono le prime vessazioni nei loro confronti, attraverso le
imposizioni di nuove imposte o decreti di espulsioni, che avvennero in
tutto il regno (1288), ma che si allentarono in seguito sotto il re
Roberto, Giovanna I, Ladislao e Giovanna II, e ancor di più sotto agli
Aragonesi: Ferrante I, Alfonso I e Ferdinado I, dove il
Regno di Napoli, a partire dalla metà del XV secolo, fu uno dei più
ospitali e favorevoli per gli Ebrei. Tra le varie concessioni, estese a
tutti gli Ebrei, cito la cittadinanza, mentre in campo giuridico dal
1456 era attiva la Regia Camera della Sommaria, con a capo un
luogotenente: il “Bajulo generale e giudice ordinario”, unico ufficio
autorizzato a stringere accordi validi con gli Ebrei e giudicarne le
cause civili e criminali: esso sottraeva, di fatto, i gruppi ebraici
dalla giurisdizione e dalle pretese fiscali dei vescovi, e inoltre
esercitava la sua giurisdizione sulle giudecche, e sulle università
ebraiche, sia ricevendo reclami di ogni genere o direttamente dagli
interessati, o indirettamente pel tramite del re, inoltre le decisioni
erano inappellabili. Infatti, come in altre località
del Regno esistevano università ebraiche con propri ministri del culto,
e propri ufficiali e una specifica organizzazione. Al suo interno vi
erano, naturalmente, i sacerdoti e i rabbini, mentre la vita civile era
regolata da procuratori, sindaci e proti, che sotto gli Aragonesi,
potevano autonomamente eleggerli direttamente. I proti, nel numero di
due o tre, scelti tra maggiorenti, erano designati a controllare il
rispetto delle leggi, conservare gli atti pubblici e impedire ingerenze
esterne nelle questioni interne alla giudecca. Vi era poi il gruppo dei
deputati che, come il nome suggerisce, erano incaricati di specifici
compiti, e quello dei tesorieri, ai quali spettava di conservare le
somme raccolte per le tasse e consegnarle. Esistevano poi figure di “collegamento”,
per così dire, tra il nucleo ebraico e le autorità civili cristiane:
erano i sindaci o procuratori, ai quali faceva capo la provincia per
essere rappresentata, ad esempio, sul piano della tassazione. Essi,
infatti non solo vigilavano sui deputati taxaturi, ma si
incaricavano di ricevere dalla Regia Camera gli ordini di pagamento e di
trasmetterli ai tesorieri, facendo fronte personalmente ad eventuali
ammanchi di denaro dando voce a qualsivoglia tipo di reclamo. Su un
documento del 1490, proprio su quanto detto pocanzi, davanti a un
giudice e a un notaio regio, sindaci procuratori, e nunzi speciali
dell’Università e degli uomini del Casale di Sant’Andrea di Conza
mostrarono il documento del transunto della donazione del 1161 del Conte
Jonathan, sopra menzionato, per difendere e convalidare i propri
privilegi concessi secondo la donazione fatta a favore del Casale e dei
suoi abitanti. Infatti, come risulta dal documento, chiunque risiedesse
in questo territorio era esentato dal pagamento delle tasse, potevano
conservare liberamente e perennemente il possesso dei loro beni, e
sarebbero stati giudicati per i loro misfatti dal Capitolo vescovile.
Con l’editto di espulsione dalla Spagna del 1492, il Regno di Napoli fu
invaso dagli Ebrei provenienti dalla Penisola Iberica, dalla Sardegna e
dalla Sicilia, che provocò alcuni disordini verso gli “antichi” Ebrei.
Per tale situazione, a seguito della morte di Ferdinando I, la loro vita
nel Regno iniziò a peggiorare, in modo drastico. Infatti, già nel 1494
si erano già registrati i primi attacchi a mezzo sassaiole e la messa in
atto di varie forme di molestia da parte della popolazione: minacce,
saccheggi, e con l’arrivo di Carlo VIII la follia prese il sopravvento.
A Conza, così come in altri centri del Regno, come Diano,
Sarno, Nola, << tucti li iudei de quisto regno sono stati sacchizzati
et ad ciascuno è noto>>. Un importante documento di archivio (ASNa,
Somm, Part. 38, f. 120), riferito a questo periodo, fu trovato anni
addietro e datato il 26 ottobre 1494, in cui la Sommaria
ordinò al capitano di Conza, l’attuale Sant’Andrea, di osservare nella
sua città i privilegi concessi dal re ai Giudei del regno.
La Sommaria accolse il ricorso, ordinò l’osservanza dei privilegi e
vietò che ai Giudei fossero arrecati fastidi o molestie. Nonostante
l’intervento dei capitani nel far rispettare gli antichi privilegi, le
manifestazioni d’intolleranza non si fermarono. Infatti, Ferdinando II,
che successe al padre, Alfonso II, fu minacciato dalla popolazione di
volere saccheggiare i beni degli Ebrei, se non li espelleva, non fosse
stabilito un luogo di raccolta per i pochi rimasti, il ripristino del
segno distintivo dei berretti gialli, o che fossero aboliti il giudice
competente, il tribunale speciale e il diritto dei cristiani di
prelazione sull’acquisto dei loro beni immobili. Il re,
per calmare gli animi, accolse solo le ultime due istanze, ma ciò
non impedì le aggressioni ed i saccheggi agli inizi del 1495, che furono
sedati qualche mese dopo, ma ripresi nuovamente l’anno successivo subito
dopo che Ferdinando I riconfermò i passati privilegi. Le cose nei
decenni successivi non cambiarono di molto e si susseguirono momenti di
pace a quelli di vera oppressione, Sant’Andrea di Conza 20/06/2020 |
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