Inoltre, sono intervenuta in Aula, la casa costituzionale dei diritti degli italiani, e ho denunciato il negato diritto al riacquisto della cittadinanza italiana a chi l’ha perduta in seguito ad espatrio.
Ho dichiarato: "sono amareggiata e, tuttavia, sorpresa da questo disinteresse riscontrando, viceversa, l'interesse solo sul tema dello “ius scholae”, che prevede, di dare la cittadinanza a minori stranieri che hanno frequentato le scuole in Italia.
Vorrei comprendere, per favore, per quale strana ragione, un cittadino italiano, nato, vissuto e cresciuto in Italia, che ha fatto le scuole in Italia ed ora è considerato straniero, non debba avere la medesima opportunità, ovvero il medesimo RI CO NO SCI MEN TO.
Tra le forze politiche c'è chi sostiene che non si può allargare l’orizzonte dello ius scholae a chi vive all’estero. Qual'è il senso ? Stiamo parlando di soggetti nelle medesime condizioni di base: aver studiato in Italia. Allora il problema sta nel fatto che non sono stranieri ?
Agli italiani espatriati, infatti, questo DIRITTO vuole essere negato.
Ma davvero stiamo discriminando le loro ORIGINI ITALIANE?
Mi viene il dubbio che, in quest'aula sia vivida la necessità della propaganda oltre quella di garantire diritti uguali per tutti.
Sarò franca, Presidente, nulla di tutto questo ha attinenza con la visione di un Governo dalle larghe intese, che vorrebbe, tra l'altro, rilanciare il Sistema Italia di cui i nostri connazionali all'estero sono espressione attiva.
Riconoscere la cittadinanza a chi ERA GIÀ CITTADINO ITALIANO, nato in Italia, è SEM PLI CE MEN TE una questione di buon senso.
Lei, oggi, Sig. Presidente, quando sente la mia voce, immagini ed ascolti la somma di mille di queste voci. Diamo a queste persone, a questi italiani, quel riconoscimento giuridico che gli spetta.
Sono qui, in loro rappresentanza, a reclamare un DIRITTO che gioverà all’intero Paese ed al compimento della nostra democrazia".
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